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31 luglio 2010

La famiglia dei leptoni

Mi sono sempre chiesto come si può fare a spiegare all'uomo della strada che le particelle elementari vivono felicemente in famiglie e che al loro interno si scambiano continuamente di ruolo. Mi accade spesso di definire la particella mu o tau come i fratelli più grassi dell'elettrone, ma quando stamattina ho letto su Symmetry - la rivista di divulgazione scientifica del Fermilab e SLAC - questo articoletto tratto dalla rubrica "Spiegato in 60 secondi" mi sono detto che d'ora in avanti mi farò aiutare dai barboncini per spiegare i leptoni carichi.

Mi permetto di riproporre in questo blog una traduzione del breve trafiletto, sicuro che Bob Bernstein di Fermilab non se la prenderà a male.

I leptoni carichi sono una varietà delle particelle elementari ed esistono in tre differenti masse: il leggero elettrone, il medio muone e il pesante tau. Altri due tipi di particelle elementari, i quark e i neutrini, esistono anch'essi con tre masse differenti.
Potrebbe essere che non ti vengano in mente i cani mentre ragioni sulla fisica delle particelle, ma ci sono parecchi elementi in comune. I barboncini, per esempio, anche loro esistono in tre taglie: toy, nano e standard, ma sono tutti della stessa razza e sono geneticamente simili. Conoscere come i barboncini e altre razze sono correlate ci aiuta a capire le regole della genetica canina.
Noi - fisici delle particelle - vorremmo capire allo stesso modo come le particelle elementare si relazionano le une alle altre. I quark possono cambiare da un tipo all'altro; lo stesso accade per i neutrini. Se si vuole avere una buona legge delle "genetica particellare" sarebbe buona cosa che anche questo ultima varietà di particelle, i leptoni carichi, siano in grado di cambiare tipo. Questo fenomeno prende il nome di violazione del sapore di leptoni carichi e sorprendentemente i fisici non sono mai riusciti ad osservarla.
Esperimenti precedenti hanno osservato circa 10 mila miliardi di muoni; l'esperimento installato a Fermilab Mu2e osserverò 10 mila volte più dati, cercando un muone che si trasforma in un elettrone. La scoperta di questa trasformazione ci permetterà di trovare una singola teoria che spieghi la genetica delle particelle nate nel big bang. Se non la scopriremo, ci saranno molti grattacapi sulla via verso la comprensione delle leggi dell'universo.

30 luglio 2010

Il blue target

Una foto del nuovissimo target installato sull'altrettanto
nuova linea di fascio numero 6. Da notare le rifiniture in blu e
anche il supporto
Quella per il blue è una mia passione innata e così dopo le blue boxes nel mio mondo lavorativo doveva comparire qualcos'altro di blu. Non che il nero-azzurro quest'anno passato ci abbia fatto mancare soddisfazioni, ma volete mettere costruire qualcosa con le proprie mani e poterlo verniciare di blu?


Queste ultime due settimane sono state particolarmente a causa dell'installazione del nuovissimo target per solidi che vedete nella foto qui a fianco. Fare un'installazione da zero e in un numero ristretto di persone è sempre un lavoro molto eccitante perché si deve fare proprio di tutto, dall'imbianchino al muratore.
Linea schermata per il trasferimento del campione irragiato

Volete un esempio di muratura? Guardate questa putrella con tubo in piombo a 2 metri e mezzo di altezza. Anche questa interamente realizzata e posata da noi e ovviamente in blu (il giallo è stato aggiunto per richiamare i colori della bandiera europea).
Questa linea di trasferimento è lunga 3 metri e 10 cm e pesa oltre 90 kg al metro e serve per poter trasferire in modo automatico il campione irraggiato dal bunker al laboratorio dove verrà manipolato e analizzato.

E oggi mi prendo il pomeriggio libero!

Quando i dettagli contano

Ieri mattina sono stato buttato giù dal letto anzitempo da una telefonata dal lavoro. Il ciclotrone si era fermato nel bel mezzo della produzione notturna e non ne voleva sapere di riprendere a lavorare. Proviamo come al solito a intervenire telefonicamente, ma la mini conferenza a tre non porta a nessuna soluzione, forse perché almeno due degli interlocutori erano ancora troppo assonnati per poter ragionare. Mi vesto al volo e salto in macchina.

Quando arrivo mi accorgo che la situazione è abbastanza critica: per telefono ci eravamo fatti un'idea completamente sbagliata del problema perché ci eravamo focalizzati solo su uno dei sistemi che avevano improvvisamente smesso di funzionare, lo stesso che il giorno prima ci aveva dato alcuni problemi. In realtà era un altro sistema, quello che gestisce il magnete principale ad essersi guastato e il suo improvviso shut down aveva imposto lo spegnimento anche degli altri sistemi.

La prima cosa da fare è capire se il problema è con il magnete vero e proprio o con il suo alimentatore che è grande come una cabina armadio da 4 ante. La cosa non è facile, specie quando non puoi vedere e toccare con mano il magnete perché ancora troppo alto il livello di radiazioni e ti devi solo affidare a considerazioni indirette del tipo: se fosse il magnete allora questa cosa dovrebbe o non dovrebbe succedere. Purtroppo però non sempre queste conclusioni sono definitive e lasciano spesso troppi margini di dubbio.

Nel mentre stiamo facendo tutte queste considerazioni, noto quello che apparentemente sembra un particolare insignificante: la ventola dell'alimentatore del magnete non si accende, mentre tutti gli altri elementi di controllo sì. Verrebbe da dire: lascia perdere la ventola, ci sono problemi ben più gravi come il fatto che nel magnete non sta passando nemmeno un ampere di corrente. E invece il mio intuito - o forse la buona sorte - mi dice che quella ventola ferma è importante. Una ventola si ferma o perché si è bruciato il motore o perché non gli arriva corrente; prendo lo schema generale e trovata la ventola comincio a seguire il percorso dei cavi di alimentazione. Questi arrivano dal secondario di un trasformatore di servizio che alimenta la ventola e anche i servo motori del variac e la linea è protetta con un bel fusibile.

Tolgo i pannelli frontali dell'alimentatore e mi ci tuffo letteralmente dentro, questo è un altro vantaggio dell'essere basso di statura! Trovo la scatola dei fusibili e vado a provarli tutti con il fidato tester e, come previsto dal mio intuito, il fusibile incriminato è molto ossidato e non ha un buon contatto. Lo cambio con uno nuovo, richiudo il power supply e con tanta speranza premo il pulsante ON. Non potete immaginare con che gioia ho sentito il rumore dell'alimentatore che tornava in funzione e della ventola che riprendeva a girare!

28 luglio 2010

Occhio per occhio

Da notare: i titoli dei libri!
Studi recenti hanno dimostrato che gli animali sanno essere generosi, ovvero sono capaci di gesti altruistici in grado di soddisfare bisogni di altri esemplari, anche se motivati dall'innata speranza di ricevere altrettanta generosità. Sarebbe più corretto parlare di un Do ut des più che di una vera solidarietà, ma è già qualcosa per esseri viventi che consideriamo inferiori. Gli uomini no, sanno anche andare oltre il tornaconto e compiere gesti stravaganti con il solo intento di vedere qualcuno sorridere.

Siamo sinceri però. Quando facciamo qualcosa di buono, abbiamo sempre la segreta speranza che un domani qualcun altro ci restituirà la cortesia quando saremo noi a trovarci nel momento del bisogno. E non c'entra la religiosità: lo fanno tutti scettici o credenti.

Di una cosa però sono sicuro, e credo che sia esclusiva dell'uomo, se fai del bene a qualcuno, magari un giorno riceverai un aiuto, ma se pesti i calli a qualcun altro allora stanne certo e preparati perché ben presto sarà il tuo turno!

Nota dopo la pubblicazione. Dopo aver pubblicato questo post e averlo riletto, mi sono accorto che un lettore potrebbe pensare che io sia a favore dell'occhio per occhio. Non è così e l'intento del mio pensiero era tutt'altro. Io sono per la legge della generosità incondizionata, ma ci sono delle situazioni in cui la legge del taglione mi fa sorridere. Ci sono delle situazioni in cui una parte è convinta di essere più forte e potente solo perché ha ancora il denaro in mano e fa di tutto per mettere l'altra parte in difficoltà percorrendo tutti i cavilli contrattuali possibili. Ecco, in tali situazioni, se la parte supposta debole fa di tutto e riesce nell'intento di restituire pan per focaccia, allora mi viene proprio da sorridere! 

26 luglio 2010

Bee movie, un cartone di serie B

L'ape Barry, il protagonista principale
di Bee Movie
Per il piccolo Jack è arrivata l'età dei cartoni animati. Abbiamo passato un mesetto che a cena il protagonista doveva essere Shrek, l'orco verde e la sua saga in tre episodi - speriamo esca presto il DVD del quarto. Poi, siamo riusciti a convincerlo che si poteva sopravvivere anche guardando qualche altro cartone, così abbiamo introdotto i due episodi di Madagascar e poi - novità degli ultimi giorni - anche Bee Movie.

Quest'ultimo lungometraggio animato ha come protagonista principale Barry, una simpatica ape, che decide di ribellarsi alle ferree leggi apesche e intavola una relazione con gli esseri umani. La situazione diventa critica quando scopre che gli umani hanno capito come sfruttare le api per la produzione del miele e guadagnano sulle spalle dei poveri insetti, indefessi lavoratori. Non vi svelo il finale, qualora decidiate di volerlo vedere.

Il film è divertente e leggero, ma adesso che lo vedo con gli occhi di un papà, mi accorgo che è pieno di errori, talmente tanti che lo stesso Barry si ribellerebbe per queste storpiature. La società delle api è una delle più antiche, meglio organizzate e anche meglio conosciute che esistono. Si tratta di un mondo talmente tanto intrigante che non è necessario ricamarci su con la fantasia cinematografica per renderlo interessante. E invece ben poche delle realtà descritte nel film corrispondono alla realtà.

Ve ne racconto solo alcune in ordine sparso e senza pretesa di completezza.

I fuchi fichi

Questa è stata la goccia che mi ha fatto traboccare. Non sono un perfetto conoscitore delle api, ma quando nel film ho sentito nominare i fuchi fichi rappresentati come Top Gun a caccia di polline, ho voluto andare a controllare se questo era - o meno - corrispondente alla realtà. Niente di più sbagliato. Questo è quello che riporta la Wiki italiana a riguardo:

Un fuco, in primo piano, con altre operaie attorno
Il fuco, chiamato anche pecchione è il maschio dell'ape domestica. Nasce da uova non fecondate di ape regina feconda o vergine o dalle uova deposte da api figliatrici. Il suo corpo è grosso e coperto di peli; la ligula è corta per cui non può bottinare, ma solo assorbire il miele dai favi e deve essere nutrito di polline dalle operaie; non possiede pungiglione. Non lavora all'interno dell'arnia e il suo unico scopo è quello di fecondare la regina; per questo motivo i fuchi si raccolgono in località, a volte piuttosto lontane dagli alveari, in attesa del passaggio di regine da fecondare.

E da questo già si capiscono due errori: i fuchi sono gli unici maschi di tutto l'alveare e tutte le altre api sono di sesso femminile. Il secondo è che sono le uniche api a non raccogliere il polline. Capisco che esigenze cinematografiche avrebbero reso difficile rappresentare un intero universo fatto solo da femmine e in cui il ruolo dei maschi è limitato alla fecondazione una tantum della regina, ma per lo meno si poteva utilizzare il giusto tipo di ape: la bottinatrice!



L'impollinazione

Un ape ricoperta di polline
E' un fenomeno fondamentale, senza il quale molte specie vegetali non esisterebbero più. Precisamente si intende con impollinazione, il trasporto di polline dalla parte maschile a quella femminile dell'apparato riproduttivo di una pianta o di piante diverse. Può avvenire grazie a diversi vettori e uno di questi è proprio il trasporto grazie agli insetti che prende il nome di impollinazione entomogama. Le api sono uno dei tanti tipi di insetti che contribuiscono a questa tipologia di impollinazione, ma non sono gli unici. In altre parole, quello che voglio dire, è che senza il contributo delle api, ci sarebbe una forte crisi nell'agricoltura e floricoltura, ma forse non la loro estinzione in massa.

C'è anche un altro aspetto erroneo nel film. Barry, salva il regno vegetale riportando una grande quantità di fiori recisi a New York per ridare il via all'impollinazione. Ma perché l'impollinazione sia efficace devono esistere fiori - vitali - in grado di ricevere il polline e quindi produrre nuovi semi. Quindi se a New York ci fossero stati fiori vivi pronti a ricevere altro polline, l'impollinazione poteva ripartire da quegli stessi fiori senza dover andare al torneo delle rose di Pasadena. Messa come nel film, sembra che il polline sia il seme per nuove piante e invece così non è.



Candele con cera d'api
I prodotti dell'alveare

Nel film viene nominato spessissimo il miele, come prodotto dell'alveare e oggetto dello sfruttamento umano. In realtà, il miele è sì il maggior prodotto dell'apicoltura, ma di certo non è l'unico! A questi vanno aggiunti la pappa reale, il polline, la propolis e la cera. Insomma, sarebbe come dire che l'unica auto Fiat è la Panda solo perché è la più venduta, dimenticandosi di altri modelli ben più lussuosi e rappresentativi.



Il pungiglione

La parte terminale del pungiglione
In questo caso non si tratta di un'inesattezza, ma più che altro di una curiosità che non viene rivelata. Tutti sanno che la puntura di un'ape è molto spesso fatale per il piccolo insetto. Questo è vero però solo quando la puntura è inferta verso i tessuti molli, come la pelle dei vertebrati - uomini compresi. In questo caso infatti, oltre al pungiglione, penetrano nel bersaglio anche dei piccoli uncini che si trovano alla sua base, rendendo di fatto l'estrazione del pungiglione impossibile. L'ape è quindi costretta a strapparsi il pungiglione e con esso anche alcune ghiandole, gesto che le costerà la vita nel giro di un paio di giorni.

Quando però combatte contro altri insetti, con una corazza dura, allora il pungiglione penetra quel tanto che serve per iniettare il veleno e poi può essere retratto senza causare la morte della coraggiosa ape.

Insomma, in conclusione, abbiamo tre episodi di Shrek, due di Madagascar, ma non ne avremo due di Bee Movie!

25 luglio 2010

Il gioco di squadra

E' giusto che una scuderia decida quale dei
suoi piloti debba vincere?
Oggi ho visto il gran premio. E' un evento perché era da anni che non mi dedicavo più a questo sport, anche se quando mi dedicavo la mia era un'estenuante lotta contro la sonnolenza post-prandiale domenicale. Oggi non so perché mi andava di vedere la gara e devo dire di aver portato bene alla Ferrari che, stando alle parole del telecronista, ha conquistato la seconda doppietta di una stagione tutt'altro che esaltante.

L'unico neo è quel dubbio, per molti una certezza, che Massa abbia alzato il piede accontentandosi del secondo posto e consegnando al compagno di squadra il gradino più alto del podio. Nello sport è normale parlare di gioco di squadra, anche negli sport definiti per singoli. Prendete per esempio le discipline velocistiche atletiche, in quel caso la squadra è composta dall'atleta e il suo allenatore e, forse, andrebbero anche aggiunti i suoi familiari che sopportano le lunghe assenze del campione per dedicarsi allo sport.

Ma nella F1, l'unico gioco di squadra ammesso è quello dei meccanici nei box durante il cambio gomme. Le strategie, gli esperti che insieme al pilota definiscono l'assetto dell'auto, gli ingegneri che provano nuove geometrie sono visti come elementi secondari, a volte addirittura di impiccio per l'affermarsi di un pilota. Oggi l'ennesima scenata di scandalo, una squadra non può avere un preferito e li dovrebbe far combattere a sangue l'uno contro l'altro anche a costo di perdere punti e consegnare la vittoria finale agli avversari.

Sarà, ma io questi ragionamenti proprio non li concepisco...

21 luglio 2010

Attenzione all'AUTOMAX di Olgiate

Questa volta sono veramente arrabbiato perché ho rischiato di rovinarmi le vacanze investendo un patrimonio per far spegnere una spia luminosa sul cruscotto della mia Meriva. A peggiorare questo sentimento amaro è la sensazione che l'officina Opel Automax di Olgiate - di cui siamo clienti sin dall'acquisto della vettura - abbia voluto marciarci su, forse a causa dell'approssimarsi del periodo estivo e vista la mia incompetenza nel campo automobilistico.

Ci tengo a sottolineare che questa è una mia impressione personale derivante da un'esperienza reale e che ha rischiato di toccarmi pesantemente il portafoglio. Mi auguro che non tutti i clienti Automax abbiano avuto simili trattamenti, ma il mio consiglio è di fare molta, ma proprio molta, attenzione.


La storia passata

Ma veniamo ai fatti. Venerdì scorso (16 luglio), mia moglie - è lei che lavorando in paese si occupa di portare le auto a riparare - ha portato in Automax la Meriva per il tagliando periodico.

Nei suoi primi 47mila chilometri di strada, la Meriva si è sempre comportata benissimo, a parte due piccolissimi nei. Il primo riguarda l'autoradio: ogni tanto capita che accendendo l'auto, l'audio esce orribilmente distorto, ma talmente tanto brutto che non lo si può ascoltare. Devi spegnere la radio, aspettare un po' di tempo, e poi riaccenderla e miracolosamente si sistema tutto. Avevamo chiesto di ripararla, ma dato che il problema si presenta così sporadicamente era di difficile individuazione e non ci era stato risolto. Amen. Il secondo piccolo neo era apparso d'improvviso una domenica mattina di parecchio tempo fa: la spia gialla che segnala un problema con l'ESP (auto che sbanda in un triangolino) si era accesa come sempre all'avviamento, solo che non si era più spenta. Panico! Il lunedì portiamo l'auto - ancora in garanzia - all'Automax e ci dicono di stare tranquilli e pochi minuti dopo ci ridanno la vettura con la spia spenta e senza dover spendere una lira.

Il presente

Domenica scorsa (18 luglio), esattamente 48 ore dal termine del tagliando, il problema della spia gialla si ripresenta identico. Questa volta la prendiamo più tranquillamente, sappiamo che sarà questione di qualche minuto e di una stretta di mano. Lunedì (19 luglio) Francesca riporta l'auto in concessionaria. Purtroppo avendo già chiesto di poter entrare in ritardo al lavoro lo scorso venerdì, questa volta chiede di poter uscire qualche minuto prima, così riesce ad arrivare in officina quando manca un quarto a mezzogiorno. I meccanici avevano già il sapore delle tagliatelle in bocca, quando si sentono raccontare che la spia si è accesa e non più spenta.

La diagnosi è rapidissima. Dicono di aver collegato l'auto al computer e il responso è che un sensore dell'ESP è guasto e che si deve procedere con la sostituzione dell'intero piantone dello sterzo, costo intorno a 1000 euro, ovviamente con la garanzia scaduta. Francesca fa la faccia dura e chiede se non è possibile ottenere almeno un contributo parziale dalla Opel visto che la garanzia è proprio fresca di scadenza. Dicono che ci devono pensare e che la pasta si sta raffreddando.

Nel pomeriggio chiamano per darci una buona e una cattiva notizia. Quella buona è che il piantone ce lo avrebbe passato la garanzia, quella cattiva è che il problema nostro non stava nel piantone, ma in due non meglio precisati sensori che andavano sostituiti (prezzo intorno ai 370 euro). Da notare che non gli avevamo lasciato la vettura e che erano giunti a questa nuova diagnosi, degna del Dr House, semplicemente chiedendo: "La vostra auto ha i comandi al volante per l'autoradio?". Aggiungono che si erano confusi perché in officina avevano un'altra Meriva oltre alla nostra e solo per l'altra era necessaria la sostituzione dello sterzo. Ad ogni modo ci dicono che avrebbero chiesto un contributo all'Opel anche per i sensori e visto che lo avevamo ottenuto per il ben più costoso piantone, c'era da ben sperare.

Martedì mattina richiamano mia moglie. Questa volta c'è solo una, anzi due, brutte notizie. La Opel non ha intenzione di coprire la spesa dei sensori e questi vanno ordinati subito altrimenti avremmo rischiato di andare in ferie con l'auto in avaria. Quando me lo dice rimango molto perplesso. Ci sono tante cose che non mi tornano:
  • Un sensore che si guasta due volte, una in garanzia e l'altra no, solo che la prima volta si aggiusta in un minuto.
  • La soluzione che prima richiede la sostituzione del piantone e poi solo dei sensori.
  • Cosa diavolo c'entrano i comandi al volante dell'autoradio. Sarò anche un incompetente però la cosa puzza di bruciato.
  • La storia delle due merive in officina, ma avranno attaccato al computer la mia oppure l'altra?
  • Fare tutto subito per evitare ritardi o - aggiungo io - ripensamenti.
Il grande oracolo

Chiedo aiuto al grande oracolo, cioè Google. Trovare l'indicazione giusta non è stato molto facile, ma quando ho visto che era sufficiente digitare fino alla p di "Meriva piantone sterzo" per ottenere centinaia di risultati, capisco che il problema è per lo meno noto in letteratura. Trovo un bel forum di appassionati di auto e una discussione dal titolo "MA è POSSIBILE??? sostituire il piantone per un sensore"  in cui viene presentata esattamente la mia situazione, sia il problema transitorio in garanzia, sia quello attuale non più coperto. Un utente del forum suggerisce che possa esserci stato un problema con un sensore e che la centralina dell'ESP lo abbia registrato. Anche in presenza di un problema temporaneo, la centralina continua ad indicare un malfunzionamento (spia accesa) fino a quando non viene resettata. Questa è una normale pratica nei sistemi di sicurezza, perché il costruttore vuole essere sicuro che l'automobilista sia consapevole del problema. Lo stesso utente propone anche una soluzione: scollegare la batteria per una mezz'oretta in modo da resettare in maniera brutale lo stato di tutta l'elettronica di bordo. L'utente in panne ha provato e ha pure funzionato.

Tentare non costa nulla, dico io. Prendo una chiave fissa del 10, allento il bullone del collegamento di massa e vado a prendermi un caffe. Passati una ventina di minuti, ricollego la batteria e, indovinate un po'? Funziona anche per me. Spia spenta e problema sparito!

La telefonata

Questa mattina decido di chiamare l'officina e di raccontare la storia, oltre che annunciare formalmente la fine del nostro rapporto. Io sono un incompetente, lo so e non mi vergogno a dirlo, quindi ho bisogno di fidarmi ciecamente di chi mette le mani sulla mia auto. Dopo questa esperienza non ci sono più i presupposti per un rapporto di fiducia. Ma quello che mi da più fastidio, e spero vivamente di sbagliarmi, è che temo ci sia stata da parte loro un po' di malafede, che abbiano voluto approfittarsi della nostra ignoranza in materia e dell'avvicinarsi dei lunghi esodi estivi, oltre che della garanzia scaduta, per fare un lavoretto aggiuntivo. Ripeto spero di sbagliarmi e che si sia trattato di una semplice svista, ma conoscete anche voi il detto: a pensar male della gente si fa peccato, ma molto spesso si indovina...

Per telefono, mi è stato ripetuto, più volte e ad alta voce, che loro avevano fatto tutto secondo la procedura - inclusa la diagnosi telefonica (!) - che erano stati chiarissimi nel descrivere il guasto e che eravamo noi a non aver capito. Non voglio mettere in dubbio la loro competenza, ma ormai il dado è tratto e da loro la mia auto non la riporterò mai più.

Disclaimer. I toni che ho usato nel raccontarvi questa mia esperienza sono più caldi rispetto alle altre storie raccontate in questo diario, e di questo mi scuso con i lettori. Se per caso capitasse da queste parti qualcuno dell'Automax e si sentisse offeso, mi scuso perché non era questo l'intento del post. Voglio solo essere sicuro che la mia esperienza che a momenti rischiava di costarmi fino a 1000 euro non venga dimenticata e che altri, un futuro, possano trarne dei benefici.

20 luglio 2010

Analogico vs Digitale

A dirlo sembra quasi scontato: siamo decisamente nell'era digitale. Le email hanno rimpiazzato le lettere, i cellulari con i loro sms hanno soppiantato i vetusti fax, per noi parlare poi delle macchine fotografiche e la scalata ai megapixel. Eppure, ci sono delle cose in cui l'analogico ancora resiste alle cariche del digitale. Un esempio è l'orologio da polso: nonostante esistano modelli con il display digitale, moltissimi sono i possessori di orologi con quadranti analogici.

Indubbiamente è più facile essere precisi leggendo uno strumento digitale, ma, una volta che il cervello si è abituato allora uno strumento analogico diventa di rapidissima interpretazione. E' il motivo per cui, nonostante ci troviamo nell'era digitale, gli strumenti nelle cabine di pilotaggio degli aerei sono tutti analogici, e nei casi più moderni gli strumenti con aghi e bobine magnetiche sono stati rimpiazzati da mini display LCD con rappresentazioni di strumenti analogici.


La console di comando del ciclotrone è piena di strumenti analogici, anche perché quando è stata progettata, l'accuratezza degli strumenti digitali dell'epoca era bel al di sotto di quella degli strumenti a lancette. E vi posso garantire che è più facile notare un rapido movimento di un ago rispetto a quello di un numero su un display, specie quando hai da tenere sotto controllo una decina di questi strumenti.

Lo stesso dicasi per le segnalazioni luminose. Non è solo il colore a metterti in uno stato di allerta, ma anche il fatto che sia intermittente proprio come accade per gli indicatori di direzione delle automobili e nel divertentissimo video qui sotto a partire dal minuto 1:19... Giuro da domani ogni errore segnalato da una spia lampeggiante lo sistemo con l'uso del manuale!

Lupin dei giorni nostri

Non ci sono più le mezze stagioni, ma non ci sono più nemmeno i ladri di una volta. Non mi riferisco al mito di Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri, ma anche al simpatico Lupin dei cartoni animati che commetteva furti come pretesto per far arrabbiare il nemico/amico ispettore Zenigata. In questo mondo di ladri ci hanno rubato ben 10 valvole di ventilazione del valore di circa 50 euro l'una.

Una valvola di ventilazione altro non è che un "rubinetto" comandato elettricamente in grado di aprire o chiudere la connessione di un ambiente sottovuoto con il mondo esterno a pressione atmosferica. Sono molto utili, perché aprire una camera a vuoto è praticamente impossibile se prima non vi si lascia entrare aria.

La vita media di una di queste valvole è molto lunga, ma recentemente una delle nostre si è guastata e abbiamo dovuto sostituirla con una di scorta che tenevamo proprio per questa malaugurata occasione. Giusto per non rischiare, siamo corsi subito ad ordinarne di nuove, ma al giorno d'oggi ne fanno di migliori rispetto a quelle utilizzate nel nostro laboratorio, e visto che l'investimento non era eccessivo, abbiamo deciso di sostituire tutte quelle antiche con il modello di moderna costruzione.

Peccato che il furgoncino del corriere che le trasportava è stato svuotato da ignoti malfattori che, mi piace pensare, presto riceveranno giusta ricompensa per i loro furti. Se per il nostro laboratorio, una valvola di ventilazione è uno strumento utile, importante e in alcune circostanze persino indispensabile, non credo proprio che i ladri in questione abbiano avuto vita facile a piazzarli sul mercato. Qualcuno mi ha suggerito di fare un giro per i mercatini delle pulci o tra le varie bancarelle estemporanee che a volte si trovano ai bordi delle strade. Magari insieme all'immancabile canna da pesca d'altura, al telescopio rifrattore, in mezzo ad un busto in bronzo del duce e un colbacco di originale fabbricazione sovietica, potrei riacquistare per un prezzo stracciato le agognate valvole di ventilazione...

18 luglio 2010

Si riciclano i cartoni del latte?

Io sono letteralmente un fanatico della raccolta differenziata. Mi piace vedere la mattina, fuori dai cancelli e dai portoni, sacchetti e bidoncini colorati pronti per essere trasformati nuovamente in una risorsa utile. Differenziare è un gesto semplice, ma di grande civiltà. E' un gesto individuale, ma che nella complessità ci permette di vivere nel nostro agio senza troppo gravare sull'ambiente.



Ci sono sempre però alcuni punti interrogativi, e non mi riferisco a quelle situazioni limite in cui si dubita che lo sforzo di tutti i cittadini nel differenziare finisca in un bel nulla di fatto perché le aziende incaricate alla raccolta si limitino a sotterrare i rifiuti. Le mie domande sono molto più semplici e si riferisco alla possibilità o meno di riciclare alcuni imballaggi.

Per esempio, vi siete mai chiesti se è possibile riciclare il tetra pak, ovvero le confezioni del latte? Io a pelle risponderei di no, perché è si un imballaggio a base di carta, ma questo non è l'unico elemento che lo compone. Ho fatto un po' di ricerche e ho scoperto che ho solo parzialmente ragione. Infatti, attraverso una particolare procedura è possibile riciclare il tetra pak, ma non tutti i comuni che hanno attivato la raccolta differenziata usufruiscono di questo sistema. Come si fa a sapere se nel proprio comune il cartone del latte deve andare nella carta o nel misto? Facile. Basta consultare il sito TiRiciclo e nell'apposito form inserire regione/provincia/comune per avere la risposta. Per il momento ad Olgiate Comasco il servizio non è disponibile, mentre lo è a Villa Guardia ed in altri comuni della provincia. E' possibile inoltre consultare una piantina con l'indicazione dei comuni attivi e scaricare una brochure informativa.


Aggiornamento (4 agosto 2010 - 21:00)

Il sito TiRiciclo afferma che nel comune di Olgiate la raccolta del Tetrapak non è disponibile, mentre sul volantino con il calendario per la raccolta porta a porta è chiaramente riportato che il servizio invece è attivo. Per risolvere il dubbio, ho scritto una bella email ai servizi ambientali della nostra cittadina.

Aggiornamento (5 agosto 2010 - 9:00)

Credeteci o no, ma i servizi ambientali del comune mi hanno già risposto e qui sotto vi riporto il testo integrale dell'email:



Gentilissimo Sig. Bulgheroni, ringrazio per l’attenzione nei confronti dell’ambiente. Le preciso che il ns. Comune effettua la raccolta del tetrapak in quanto convenzionato con il consorzio di filiera, cosi come giustamente precisato nel ns. calendario. Non mi spiego come mai non e’ inserito nell’elenco dei Comuni che effettuano la raccolta differenziata. Sara’ mia premura doverlo chiarire con il consorzio stesso..

Grazie ancora per l’attenzione.

Quindi in conclusione, carissimi Olgiatesi, mi raccomando,  non buttate più nel sacco misto i contenitori del latte, ma lavateli bene, piegateli in modo da occupare il minor volume possibile e raccoglieteli insieme alla carta.

14 luglio 2010

La fine arte della decontaminazione

Ci sono parecchi modi di dire che si addicono al mio lavoro di questa settimana. Si potrebbe cominciare con un bel chi troppo vuole, nulla stringe per arrivare ad un chi rompe paga passando per un non è tutto oro quello che luccica. E' da lunedì mattina che stiamo "pagando" le conseguenze dell'esperimento fallito di cui vi ho già parlato. Non c'è nulla di male nel fallire un esperimento, anzi questo è proprio insito nella natura stessa dell'esperimento. Ci sono esperimenti falliti clamorosamente che hanno portato ad eclatanti scoperte (vedi l'esperimento di Michelson-Morley), altri che falliscono lasciando un sapore amore in bocca e tutto da rifare e altri ancora che oltre al retrogusto lasciano anche un conto da pagare. Il nostro fallimento, purtroppo, si colloca in questa terza ed ultima categoria.

Usare il fascio di particelle per far, accidentalmente, evaporare dell'oro in una camera a vuoto, ha quello spiacevole incoveniente di produrre oro e mercurio radioattivi in micro- e macro-polveri che hanno contaminato oltre alla camera a vuoto anche parte del bunker di irraggiamento. Grazie alla professionalità dei nostri tecnici di radioprotezione, alla faccia di chi vuole i lavoratori italiani del nucleare non degni di fiducia, la contaminazione è rimasta ben localizzata, confinata e, relativamente, facile da pulire.

Decontaminare significa rimuovere dalle superfici anche il più piccolo e infinitesimale granello di polvere radioattiva che, altrimenti, potrebbe ridisperdersi nell'ambiente o attaccarsi ai vestiti o alle mani di chi la toccasse. Per farlo serve un po' d'alcool, del cotone idrofilo e tantissima pazienza: si prende un pezzetto di cotone umido d'alcool, si strofina una piccola porzione della superficie da pulire molto lentamente per evitare di alzare polvere, poi si butta il cotone e si cambiano i guanti e si ripete quasi all'infinito. E qui mi viene in mente un altro detto popolare: con la calma e la pazienza hanno fatto... va beh finitelo pure voi...

Tutto questo di per sé sarebbe già sufficiente a farvi venire un esaurimento nervoso, ma per garantirsi un posto sicuro in manicomio, bisogna anche aggiungere i vari dispositivi di protezione individuale, al fine di svolgere il lavoro in completa sicurezza. E così dobbiamo travestirci come vedete nella foto: sovrascarpe al ginocchio, tuta in tyvek integrale con cappuccio, maschera anti-vapori e anti-polveri, tre paia di guanti in lattice e una sudata tipo sauna assicurata.

Una curiosità: per indossare correttamente la maschera e permetterle di fare tenuta stagna contro il viso, mi sono dovuto rasare completamente la barba, cosa che non facevo da anni e che per un paio di giorni mi ha reso irriconoscibile allo specchio.

Ps. mi permetto di pubblicare questa foto con i miei colleghi senza il loro consenso perché nessuno a parte loro stessi e il fotografo potrà mai identificarli!

13 luglio 2010

Birra, cioccolato e atomium

La Spagna sarà anche campione del mondo di calcio, ma a partire dal primo di luglio non è più a capo della presidenza dell'Unione Europea perché è stata succeduta nella consueta rotazione semestrale dal Regno di Belgio. Oggi, con qualche giorno di ritardo, è ufficialmente partito il Semestre Belga anche al JRC di Ispra, il che significa sei mesi di iniziative più o meno culturali, più o meno scientifiche, ma di sicuro impatto sociale con lo scopo di far conoscere di più e meglio il Belgio a tutto lo staff del centro e anche agli abitanti della zona.

La cerimonia di inaugurazione si è svolta sotto il sole cocente di mezzogiorno, nello spiazzo delle bandiere antistante l'ingresso principale. C'erano parecchie autorità, incluso il console generale del Belgio a Milano che senza paura dell'afa ha tenuto un discorso in quattro lingue sul programma di governo europeo del semestre belga in continuità con quello spagnolo e in vista di quello ungherese. C'era anche il giovane sindaco di Ispra, che per fortuna si è limitato ad una sola lingua e ha parlato dell'importanza delle realtà locali anche a livello europeo.

Ma i veri protagonisti sono i tre elencati nel titolo: cioè la birra in differenti sapori, colori e profumi, ma sempre fresca e offerta in quantità belghe al termine della cerimonia; il cioccolato più famoso del mondo, anch'esso tenuto al fresco per evitare spiacevoli incovenienti; e il monumento più famoso del Belgio, l'atomium ovvero la rappresentazione in acciaio di un reticolo cristallino cubico a corpo centrato. Ovviamente non abbiamo sottratto ai sudditi di Re Alberto II il loro orgoglio nazionale, ma ne abbiamo realizzato, sempre in acciaio, una copia perfettamente in scala per un'altezza massima di 3 metri e 20 cm.

Di quest'opera vado particolarmente fiero perché è stata realizzata al 90% dai nostri super tecnici del ciclotrone, nonostante non ci fosse nemmeno un Belga e io ho contribuito con uno 0.1 per mille donando qualche ora di montaggio. I due geni dietro l'atomium non hanno voluto essere ringraziati personalmente, ma credo che per i prossimi sei mesi entrando e uscendo dal centro potranno godersi il grazie più grande: vedere il loro gioiello brillare sotto il sole.

12 luglio 2010

Solar Impulse


Lo scorso giovedì 8 luglio Solar Impulse, un aereo sperimentale alimentato ad energia solare, ha completato il suo primo test di volo nei cieli sopra il Jura svizzero. Partito da Payerne, a 50 km a sud ovest di Berna, Solar Impulse ha viaggiato per circa 26 ore, ad una velocità media di 23 nodi (con punte massime di 68 nodi), raggiungendo gli 8500 metri di quota, senza usare una singola goccia di carburante minerale: le sue 12000 celle solari hanno fornito l'energia necessaria all'impresa. Risultato: 26 ore di volo senza minimamente inquinare i nostri cieli.
L'aereo è chiaramente un prototipo, costruito in fibra di carbonio e in altre leghe metalliche ideate addirittura ad hoc per questo esperimento. E così, nonostante i quattro motori elettrici e l'importante apertura alare (circa 64 metri), il peso è stato contenuto sotto i 1600 kg.
Naturalmente ancora lunga è la strada per arrivare ad impiegare queste tecnologie nell'aviazione civile, ma se si pensa che fino a pochi anni fa le cellette solari al massimo facevano funzionare una calcolatrice, beh, forse non dovremo aspettare poi molto per vedere un aereo di linea a zero emissioni inquinanti!

Prezzi carburanti a Livigno (12 Luglio 2010)


SMS del boss per comunicarci la situazione del risparmio livignasco.




In Italia A Livigno
Benzina verde al litro € 1.335€ 0.956
Gasolio al litro € 1.190€ 0.789


Certo forse non vale la pena farsi tutta quella strada per riempire il serbatoio, ma se siete in giro da quelle parte per un'escursione al fresco, allora perché non approfittare?

10 luglio 2010

La schiacciante verità dell'evidenza sperimentale

A volte vorremmo avere una bussola in grado di dirci quale sia la risposta giusta anche quando nessuna di esse appare evidentemente sbagliata. Se poi si parla di politica, dove le opinioni rispetto ad una medesima cosa possono essere anche diametralmente opposte, è pura utopia senza speranza.

La scienza, per fortuna non è così. Uno può formulare ipotesi e descrivere accuratamente nuovi modelli, ma prima o poi li si deve passare al vaglio inesorabile della verifica sperimentale, solo così un'ipotesi diventa una teoria e non sono un'elegante equazione o una brillante idea.

Credo che sia una reazione piuttosto comune e decisamente umana quella di non voler ammettere di aver torto, ma l'evidenza sperimentale è caricata da una così schiacciante verità, che anche per i più orgogliosi diventa facile ammettere che si aveva torto e che bisogna rivedere le proprie idee.

E' successo qualcosa di simile nel nostro laboratorio la scorsa settimana. Avevamo in programma un esperimento molto interessante con delle nanoparticelle d'oro. Il nostro compito era bombardare con il fascio di particelle prodotto dal ciclotrone un campione d'oro purissimo dalle dimensioni di un piccolo chiodo. Prima abbiamo pensato a come fare, messo sul tavolo tante idee e scelta quella apparentemente migliore, più facile da realizzare e più sicura. Poi abbiamo fatto un irraggiamento di test per verificare che, almeno su scala ridotta, tutto stesse funzionando a dovere. E infine abbiamo fatto l'esperimento su larga scala dalla durata complessiva di una settimana.

Mancava solo un ultimo passo. Questo lunedì dovevamo rimuovere il campione della sala di irraggiamento, impacchettarlo per bene e spedirlo ai nostri collaborati in Germania per la seconda fase dell'esperimento. Purtroppo quando abbiamo aperto la camera a vuoto, con nostro sommo dispiacere ci siamo accorti che l'oro era scomparso. Non era stato rubato, ma più semplicemente era evaporato a causa del surriscaldamento dovuto al fascio di particelle e ricoperto, si potrebbe dire placcato, le superfici interne della camera a vuoto.

Esperimento fallito. Iniziamo il debriefing e ciascuno comincia a portare quelle che sembrano essere delle scuse: abbiamo tenuto conto del surriscaldamento, abbiamo valutato l'efficienza del sistema di raffreddamento, abbiamo tenuto in considerazione il punto di fusione dell'oro e il suo diagramma di fase, abbiamo considerato il coefficiente di dilatazione. Insomma non c'è spiegazione per il fallimento, ma l'evidenza sperimentale ci ha messo tutti alla sbarra. Che lo ammettiamo o no, di sicuro in qualcosa abbiamo sbagliato, per fortuna che adesso possiamo riprovare!

9 luglio 2010

Finalmente cambiano le firme

Per chi, come me, usa Gmail come unico e solo client di posta elettronica, finalmente ci sono delle buone notizie sul fronte delle signatures. La notizia è apparsa questa mattina sul blog ufficiale di Gmail e l'opzione è già attiva sulla mia versione del client (lingua EN-US). Vediamo di cosa si tratta...

Da testo semplice a testo arricchito

La prima grande miglioria è il passaggio da testo semplice, fatto dai soli caratteri ASCII, al rich text in cui è possibile aggiungere link ipertestuali, immagini e tutte quelle cose che rendono il web bello e appealing. Da oggi in avanti, se vorrete far apparire una firma fancy al termine di ogni vostra email non ci saranno più problemi e non dovrete più affidarvi a trucchi e raggiri.


Firme multiple

Ma questa non è la sola novità. Quella ancora più importante è legata alla gestione di firme multiple, una per ogni account che gestite all'interno di Gmail. Per fare più chiarezza, vi spiego il mio caso specifico: io uso Gmail sia per l'account di lavoro - serio e professionale - sia per tutti quelli privati, decisamente meno seri e per nulla professionali. E' chiaro che la stessa firma non può essere usata su entrambe le tipologie di account. Fino ad oggi ho usato Blank Canvas Gmail Signatures, ma d'ora in avanti non sarà più necessario.

Grazie Gmail, ancora una volta ti stai dimostrando il miglior client di posta elettronica - gratuito - sul web!

6 luglio 2010

Come sconfiggere la Germania

La squadra perfetta, giovane, scattante, con un attacco massacrante e una difesa impenetrabile. Chi può sconfiggere la Germania? Apparentemente nessuna squadra, ma i tedeschi, dopo aver steso avversari dai nomi altitosanti, oggi hanno paura. Non sono le furie rosse con la loro fortuna o il loro bomber Villa, ma un innocuo polpo che vive in un acquario e che, a detta loro, non sbaglia un pronostico.


Nel frattempo io spero proprio che questa sera l'Olanda riesca nell'impresa di garantire una finale tutta Europea nel primo Mondiale giocato in terra d'Africa

4 luglio 2010

L'equivalente elettronico dell'idraulica

Questa mattina ho finalmente fatto una doccia come si deve. Acqua tiepida, ben areata e in giusta quantità. Erano mesi che attendevo questo momento, ogni santo giorno, costretto ad arrabbiarmi per l'acqua scarsa con temperatura instabile e con docce terminate a metà dell'insaponamento. Ieri è venuto l'idraulico che ha trovato due guasti di cui ha sistemato subito il primo, regalandomi questo splendido risveglio domenicale. Il secondo guasto riguarda un componente idraulico - riduttore di pressione - di cui purtroppo non aveva un ricambio a portata di mano e che verrà sostituito nella prossima settimana.

Di idraulica non ci capisco quasi nulla. Anzi sarebbe più corretto dire che non ci capivo quasi nulla, fino a quando ho scoperto che idrualica ed elettronica sono esattamente la stessa cosa, ammesso di tradurre con i termini giusti le variabili di un sistema (flusso, pressione, portata), con quelli dell'altro (corrente, tensione, potenza) e i componenti di un circuito idraulico con gli equivalenti elettronici. Non è che sia un mago dell'elettronica, ma di sicuro ci capisco qualcosina di più che di idraulica, così sul lavoro quando c'è qualche problema con l'impianto idraulico, mi disegno in mente l'equivalente elettronico e cerco di capire l'origine del guasto.

Quando ieri l'idraulico mi ha detto che si era rotto il riduttore di pressione, ho impiegato 5 secondi a convertirlo in un regolatore stabilizzato di tensione, un 7805 per intenderci, ovvero un qualcosa che prende una certa quantità di pressione (tensione) in ingresso e ne garantisce un valore costante all'uscita indipendentemente dal flusso (corrente) richiesto dal carico. Lui, l'idraulico è rimasto piacevolmente sorpreso per la mia intuizione e forse si è resoconto che può raddoppiare il suo mercato mettendosi anche nel campo elettronico.

A questo punto, forse, a causa di questa dissertazione idraulico-elettronica, vi sarete già dimenticati del mio primo problema, quello che di fatto mi impediva di godere appieno della doccia. Semplicemente lo sporco: sassolini, detriti, calcare che pian pianino hanno otturato tutti gli areatori e i soffioni della doccia, abbassando drasticamente il flusso dell'acqua e impedendo alla caldaia istantanea di accendersi e spegnersi al momento opportuno. Esiste un equivalente elettronico anche di questo problema: è l'ossidazione dei contatti, ovvero un sottile strato di sporco che si deposita sui contatti e i connettori rendendo imprevedibile la risposta di un sistema per altro totalmente deterministico.

Quasi quasi mi faccio un'altra doccia...

1 luglio 2010

Prezzi carburanti in Svizzera (1 Luglio 2010)

Ad essere totalmente onesto, il prezzo svizzero è quello di ieri sera, ma non credo non ci sia stata una rivoluzione. Quello che è parecchio cambiato rispetto all'ultima rilevazione è il tasso di cambio euro/franco.
Questo infatti non aiuta certo il risparmio...




In Italia In Svizzera
Benzina verde al litro € 1.345 CHF 1.65 = € 1.252
Gasolio al litro € 1.220 CHF 1.69 = € 1.282