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15 gennaio 2011

GeoHot v Sony: la PS3 finisce in tribunale

Qualche giorno fa' vi avevo informato circa la rivoluzione che stava sconvolgendo la scena della PS3. La tanto sicura console di casa Sony è diventata il bersaglio di un gruppo di giovani hacker che hanno aperto a tutti gli utenti la possibilità di scrivere ed eseguire codice arbitrario anche di provenienza non Sony sulla loro console.

Uno degli artefici principali di questa operazione di hackeraggio è il 21-enne americano George "GeoHot" Hotz che dopo essere focalizzato sul jailbreaking dell'iPhone si è concetrato sulla punta di diamante di casa Sony. Sin da quando ha cominciato a lavorarci su, le sue intenzioni sono state chiare: nessun aiuto alla pirateria informatica, solo la possibilità di restituire agli utenti qualcosa che Sony ha deciso di togliere. Mi spiego meglio: dovete sapere che la PS3 ha una potenza di calcolo spaventosa, nemmeno comparabile con le altre console sul mercato. I primi modelli (PHAT) lasciavano all'utente la possibilità di installare un altro sistema operativo, differente da quello ufficiale di Sony, come per esempio linux, in modo che l'utente potesse beneficiare del hardware che ha regolarmente acquistato senza in alcun modo arrecar danno alla casa produttrice.

L'intervista a George GeoHot Hotz andata in onda su G4
Ad un certo punto, Sony ha deciso che lasciare tutta questa libertà agli utenti poteva essere pericoloso e così ha deciso di rimuovere questa funzionalità dai nuovi modelli (Slim) e per i vecchi modelli ha imposto un aggiornamento del firmware obbligatorio: "se vuoi giocare ai nuovi giochi devi aggiornare il fw e rinunciare agli altri SO, se vuoi tenerti Linux, allora smetti di giocare." La reazione del mondo hacker è stata immediata, se Sony mostra i muscoli anche noi facciamo lo stesso, e così siamo giunti a qualche giorno fa con i primi custom firwmare che di fatto permettono agli utenti di sviluppare i loro applicativi.

Nonostante GeoHot non abbia abilitato l'uso
di giochi pirati, altri hackers lo hanno fatto.
Bisogna anche ammettere che, anche se non da parte di GeoHot e i suoi soci, altri hacker, hanno impiegato veramente poco a rilasciare CFW con funzionalità Peek and Poke, ovvero in grado di sovrascrivere delle limitazioni imposte nel kernel e permettere di giocare i giochi dall'hard-disk di fatto aprendo le porte alla pirateria di massa.

La reazione di Sony non si è fatta attendere e l'11 gennaio, GeoHot ha ricevuto a casa la convocazione a comparire in tribunale per difendersi dalle accuse di Sony. Ovviamente lui si è un po' preoccupato come è giusto che sia, immaginatevi un ragazzo contro un colosso multi-miliardario, ma i suoi avvocati sono piuttosto tranquilli per almeno due motivi:
  1. Il recente DMCA ha legalizzato il jailbreaking dell'iPhone e, a parte il fatto che la PS3 non è un telefono cellulare, il principio di base resta sempre lo stesso. Al momento dell'acquisto, il cliente compra un dispositivo di cui può fruirne a suo piacimento. Può, per esempio perdere i diritti legati alla garanzia, ma di sicuro non può essere ritenuto illegale il suo volere utilizzare un dispositivo di cui dispone la legale proprietò.
  2. Sony ha voluto privare gli utenti di alcune caratteristiche del dispositivo. Un acquirente potrebbe essere stato attratto all'acquisto della PS3 per avere giochi e altri sistemi operativi, se Sony gli toglie gli altri sistemi operativi, di fatto lo sta obbligando a rinunciare qualcosa per cui lui ha pagato soldi veri. 
Mi piace l'esempio riportato dal suo legale e che vi riporto qui sotto in inglese per rovinarvi il messaggio con una mia traduzione:

“While most companies issue firmware upgrades to increase a product's abilities over its life cycle, Sony has taken the unacceptable and draconian approach of decreasing the PS3's  capabilities by actually destroying a core feature of the PS3. Imagine taking in your car for an oil change and having the manufacturer remove your car's air conditioner, radio, and half its horsepower because of fears that other hypothetical individuals might abuse their vehicles. It just doesn't make any sense, and it's a slap in the face to the consumers that put their support behind the product. [...] This case rests on Sony's misguided belief that it has the unfettered ability to control how consumers use the products they legitimately purchase.”

Per il momento è tutto, ma rimanete in linea per ulteriori aggiornamenti...

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